A cura di Duilio Contrini, Allenatore e Maestro di sci alpino, figlio di Umberto Contrini.
La storia dello sci alpino italiano comincia all’inizio del nostro secolo ed è vissuta attraverso l’esperienza di uomini che con sacrificio e passione, gioie e grandi delusioni, l’hanno resa a volte epica, a volte triste, con il sudore della loro fronte e la forza dei muscoli hanno segnato i momenti più belli di questo sport. Molti sono andati “avanti”, pochi sono rimasti a testimoniare, tra questi mio papà Umberto. Egli nasce nel gennaio 1918 e in seguito a coincidenze più o meno fortunate, vive in prima persona la storia dell’evoluzione dello sci agonistico italiano, dapprima come atleta di primissimo piano, tale da indossare la maglia azzurra, in seguito frequentando i circuiti di gare minori che lo vedono, ancora oggi, a ottant’anni, cimentarsi in competizioni per veterani. La sua esperienza sciistica ha inizio attorno al 1935. Impara a stare sugli sci a Pezzoro, paese natio, dove i ragazzi dell’epoca si fabbricavano in casa attrezzi per giocare con gli amici oppure facilitare gli spostamenti in quegli anni di abbondanti nevicate.
Per mezzo di questi strumenti Umberto partecipa alle prime gare. Con il cugino Aldo e l’amico Vicenzo Ferraglio primeggia nelle competizioni di staffetta nordica in Vaghezza e dintorni. Per quanto riguarda lo sci alpino, nel 1936 partecipa ai Campionati Italiani Giovani Fascisti ottenendo la settima posizione nella regina delle discipline, la discesa libera. Partecipa più volte alla discesa del Monte Guglielmo, gara di livello nazionale, in cui nel 1939 conquista un brillante secondo posto alle spalle dell’azzurro Roberto Lacedelli da Cortina. Ormai ventenne, viene chiamato alle armi nel 6° Alpini dove i superiori, considerando alcuni meritevoli risultati in ambito agonistico e in particolare il piazzamento della suddetta gara, lo indirizzano alla scuola militare di alpinismo di Aosta, Battaglione Duca degli Abruzzi. Dopo un solo mese di allenamento partecipa alla staffetta internazionale di Cervinia ottenendo la medaglia d’argento in discesa. Per le sue conquiste agonistiche viene aggregato alla Pattuglia sci veloci di Cervinia che raduna i migliori talenti dello sci italiano. Nel 1940 partecipa al circuito di gare nazionali, risaltando specialmente in discesa libera. Nel 1941 vince numerose competizioni nazionali e in particolare per la prima volta la discesa del Monte Guglielmo; domina i campionati italiani di seconda e terza categoria a Madesimo. Questi risultati gli permettono l’inserimento nella squadra nazionale. Nel breve volgere di due stagioni quel tenace valligiano si trova catapultato dai monti pezzoresi al gotha dello sci affiancato a Colò, Chierroni, Lacedelli, Confortola, Alvera, i quali fino a poco tempo prima sembravano miraggi, semidei irraggiungibili. Nel 1942, nonostante la guerra, l’attività agonistica non conosce pause. Umberto partecipa a competizioni nazionali e internazionali su tutto l’arco alpino. Tra tutte ci piace ricordare il famosissimo Trofeo delle Funivie del cervino. La gara si svolgeva su tre discese in tre giornate consecutive, sommando i tempi ottenuti per stilare la classifica. La prima giornata vede al comado Alberto Marcelin seguito da Umberto Contrini e Zeno Colò. Il giornalista della Gazzetta dello Sport si entusiasma per “l’audacia del piccolo alpino bresciano”, descrivendolo come uno dei più promettenti talenti emergenti. Il secondo giorno di gare si conclude con la vittoria di Colò che batte il record della discesa del “Ventina”, Contrini migliora a sua volta il vecchio record ma è secondo; seguono Confortola, Alvera, Zani e Armand per un’apoteosi tutta italiana. Con la somma dei tempi, Contrini è primo seguito da Colò. Sulla Gazzetta si legge: “Anche oggi come ieri dobbiamo occuparci di Contrini, il più piccolo alpino d’Italia {una volta questo titolo era del Tenente Fabrè (che diventerà poi generale di corpo d’armata), ora Capitano e comandante del reparto sci veloci, il quale aveva voluto Umberto con sé perché almeno uno fosse inferiore a lui}. Ieri è stato secondo dietro Marcelin, oggi secondo dietro a Colò… Il piccolo alpino delle montagne bresciane si sta nettamente imponendo. Domani a Cervinia sulla brevissima e ripidissima discesa del Piano Umberto, Colò e Contrini combatteranno per la conclusione della sfida”. Durante la terza giornata vince Colò, aggiudicandosi così il trofeo. Il giornalista: “…A Zeno Colò, Campione Italiano, è toccato confermare le sue doti di miglior discesista azzurro ottenendo il primato nella classifica generale. Degno di lui è stato ancora una volta Contrini. Le ultime due discese sono state spettacolose per l’ardimento con il quale i due concorrenti si sono lanciati dalla vertiginosa pista delle funivie. Colò scendeva per primo e riusciva a tenere una velocità elevata fino al traguardo. Contrini invece, che fino a 500 metri dall’arrivo aveva qualche decimo di vantaggio, perdeva nettamente velocità nel tratto pianeggiante antistante il traguardo, senza riuscire a conquistare in tal modo il primato in classifica”. Nello stesso anno Umberto è quarto ai Campionati Italiani Assoluti di Cortina e risulta secondo nella classifica generale della Coppa FISI preceduto da Zeno Colò. Purtroppo i venti di guerra non promettono nulla di buono. Nel 1942 il conflitto dilaga e le manifestazioni sportive vengono sospese. Nella primavera del 1943 Umberto viene esonerato dal servizio militare e rispedito a casa; viene assunto come operaio specializzato nella fabbrica di armi Pietro Beretta. All’apice della carriera agonistica, come tanti altri campioni, vede la propria vita cambiare a causa della guerra. Non più la ribalta delle gare ma una vita di sacrificio per sostenere la moglie e il primogenito appena nato. Nonostante tutto deve ringraziare la buona sorte e i meriti sportivi, che gli hanno permesso di evitare i fronti di guerra. Terminato il conflitto mondiale, l’Italia cerca faticosamente di rimettersi in moto. Anche le vicende sportive hanno il loro ruolo nella ricostruzione. Nel 1946, in occasione dei Giochi Olimpici Invernali, Umberto viene invitato a partecipare alle selezioni preolimpiche. Nella competizione del Sestriere giunge nono e ottiene la qualificazione per essere inserito nel gruppo di lavoro nazionale. I dirigenti della federazione tuttavia lo considerano “troppo vecchio” e vorrebbero anteporgli atleti più giovani. Umberto, che ha carattere da vendere, fa valere i suoi diritti e partecipa anche alla seconda eliminatoria di Cortina. Vuole dimostrare il suo valore vincendo. È terzo nel primo intermedio e secondo nel successivo; tuttavia stacca male nell’ultimo salto e cade. Nonostante ciò taglia il traguardo risultando decimo. A questo punto, nessuno ha da eccepire sul suo rientro nel giro azzurro. Purtroppo però quel carattere che gli aveva permesso di raggiungere grandi successi questa volta lo frega. Deciso com’era a farsi valere vincendo, non si accontenta della decima posizione e decide di tornare a casa, rifiutando l’opportunità olimpica. Negli anni successivi si divide tra famiglia, lavoro e gare di ogni genere. Predilige lo sci alpino e la corsa in montagna ma non disdegna lo sci di fondo o l’alpinismo. Vince più volte la discesa del Guglielmo, del Maniva, di Piazzatorre, del Corno d’Aola e del monte Gleno. Tra le corse spiccano le vittore nella Sulzano-Gardone, nella Gardone-Pontogna e nella salita del Monte Maddalena. Rimangono suoi i record nella discesa del Gleno e nella salita del Maniva. A quarant’anni vince dieci gare di sci alpino di seguito, ma in una staffetta alpina si frattura una gamba: è il primo serio infortunio della sua carriera. Negli anni sessanta svolge le mansioni di atleta-dirigente nello sci club Pezzoro con il mitico presidente Feliciano Ferri. In quel periodo il piccolo paesino alle pendici del Guglielmo conosce il suo secondo periodo di splendore: dal 1966 al 1970 si afferma come primo club delle Alpi Centrali. È tutto un paese (150 anime) che partecipa e organizza gare. Umberto e il fratello Vittorio sono l’esempio vivente di un passato leggendario da emulare. Lentamente la realtà pezzorese declina ma Umberto trova sempre nuove motivazioni. A cavallo degli anni ottanta è uno dei primi atleti italiani del circuito Super 40, vince numerose gare del circuito nazionale e per un soffio manca la clamorosa affermazione ai mondiali di Courmayeur. Successivamente, quasi sempre in coppia con il fratello Vittorio, partecipa a competizioni podistiche e sciistiche, fino ad oggi, arzillo ottantenne. È tra i più festeggiati nell’annuale Campionato italiano ANA, dove si è fregiato del titolo nazionale più volte. Questa sua energia inesauribile lo ha portato a programmare la prossima stagione di gare a ottantun anni: correrà per i colori dello sci club Collio Sportland con l’entusiasmo di sempre ad esempio per i nostri giovani atleti.
P.S.: successivamente Umberto ha continuato a gareggiare fino a 87 anni quando purtroppo la vecchiaia ebbe il sopravvento sulla sua coriacea determinazione. Silenziosamente combatté contro la malattia fino a 93 anni.